Un lungo e profondo sospiro di sollievo mi colse quando, una volta rimasto solo, pensai al pericolo appena scampato. Non era giusto. Lo sapevo. Come sapevo benissimo che quel momento prima o poi sarebbe dovuto arrivare eppure egoisticamente avevo deciso di fare l'impossibile pur di non perdere mia sorella, quell'estranea che quando mi era stata affidata -ormai più di un secolo fa- prima avevo visto come una tremenda palla al piede e poi come l'unica famiglia da cui non mi sarei mai voluto dividere.
Era con quella consapevolezza e in parte il sollievo di essere riuscita a deviarla dai suoi pensieri, che ancora un sorriso era disegnato sulle mie labbra piegate in un'espressione trionfa e sghemba. La stessa che però si raggelò quando incontro il viso scuro e pavido di Edward, che fuori dalla camera di Evie era -per i miei gusti- un po' troppo in prossimità dell'uscio.
« Stavi andando da qualche parte Kenway? » chiesi in modo beffardo, con quel mio solito modo di fare che irritava i più.
« Vorrei ricordarti che oggi non è solo il compleanno di mia sorella, ma... » e facendo un passo indietro mi piegai in un inchino ironica
« ...anche di questo meraviglioso bellimbusto! »Di solito Edward era tra i pochi che mi dava corda, così diverso dagli altri miei confratelli a volte un po' troppo impostati per i miei gusti eppure in quel caso c'era qualcosa di diverso.
In un primo momento pensavo a una cosa stupida, giocosa, come il fatto che lo avessi battuto sul tempo per fare gli auguri ad Evie -tipico di noi che facevamo a gara per tutto- ma subito dopo capì che così non era.
Tornai sera, nervoso, passandomi una mano tra i capelli scompigliati e cercai di ignorare la brutta sensazione che lui avesse potuto sentire o vedere quello che avevo fatto.
« Quanto hai sentito? » esplosi infine, incapace di ignorare il fatto. Non era da me. Se era lì per rinfacciarmi qualcosa o per discutere, bé allora lo avremmo fatto... Non ero tipo da tirarmi indietro. Mai.