Flashback #1715: Tulum

Season 1

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    Quel suo rispondermi in modo silenzioso solo con gesti o sguardi mi valse più di mille parole forse ancor più perchè nemmeno sul mio pianeta di origine ero riuscita a trovare un uomo, che come lui, mi donasse certe scariche di pura energia. Era erotismo allo stato puro, attrazione, ma anche qualcosa in più. Su Giove si aveva la credenza che se due persone facevano scintille tra loro, letteralmente, che voleva dire che si aveva trovato il compagno o la compagna di una vita e lui incredibilmente riusciva a farle con me. Le scintille che si provocavano quando eravamo vicini era un'energia statica che ci circondava, erano dei brividi che ricoprivano la nostra pelle e la netta sensazione che da un momento all'altro avremmo potuto provocare un temporale.
    Gli sorrisi per la prima volta forse con un velo di malizia voluta e poi fummo interrotti da dei rumori, lui istintivamente si protrasse a proteggermi, anche se non ce ne era bisogno e poi si gettò in una corsa in cui silenziosa lo seguì.
    Ci stava aprendo la strada fino alla Marquez, seguendo le sue guardie e uccidendole ad ogni passo, io dal canto mio lo lascia fare ben più concentrata a far vagare lo sguardo in giro e assicurarmi di vederla la mia acerrima nemica e quando accadde un'orda di suoi uomini ci venne incontro, ormai alle pendici della piramide di Tulum.
    "Chiedere aiuto a un pirata? Sei davvero messo male strega! Non mi fermerai le ore della tua amichetta sono segnate e il Cristallo d'Argento sarà mio!"
    "Giammai!" urlai correndogli incontro, ma quella rise e dopo aver dato l'ordine ai suoi di ucciderci scappò. Ma io non potevo permetterglielo, l'avrei seguita ad ogni costo e lo feci con Edward alle mie calcagna che combatteva contro i soldati, mentre io richiamai il fulmine nella mia mano ed esso divenne la mia spada.
    Ciò che non prevedetti in quello scontro fu un colpo sleale alle spalle, lo stesso che percepì quando sentì il caldo del sangue scivolarmi sulla gamba destra per via della lama che mi aveva ferito. Strinsi i denti e voltandomi uccisi il mio assalitore e così tutti gli altri.
    Ringraziavo Giove per avermi fatto sua figlia, forte e resistente. Certo era una ferita non grave, ma se un umano quanto meno lo avrebbe costretto a fermarsi per via del dolore per me era poco più che un graffietto.
    "Dovrai impegnarti di più se vuoi uccidermi!" urlai vedendola su i gradoni in alto della piramide, osservai indispettita. Una mano sulla ferita e con la mia energia la cauterizzai, quello pizzicava, ma almeno non avrei dovuto badarci più.
    "Io la distraggo, tu prendila alle spalle!" dissi voltandomi verso Edward, era chiaro che lei non gli dava due lire. Non lo considerava, presa com'era a voler raggiungere Selene ed uccidere me.
    Tuttavia fu quando fece per scattare che per un attimo, lo presi per un polso e mi avvicinai pericolosamente a lui. Il mio corpo perfettamente contro il suo tanto che poteva percepire ogni mia forma, la mani che scesero sulle sue che impugnavano l'elsa della spada e le mie labbra così vicine che quasi sfioravano la sua bocca.
    Una leggera scarica partì dal mio corpo e si propagò leggera nelle sue spade, attraverso le sue mani e l'elsa.
    "E' un colpo solo, usalo saggiamente..." gli dissi prima di sfrecciare via veloce come il vento all'inseguimento della Marquez, da che ero su quel pianeta non mi ero mai affidata a donare il mio potere, seppur una lacrima, ma lui se l'era ampiamente guadagnato e se poteva aiutarlo contro il nemico che avevamo comune, allora non mi sarei tirata indietro a lasciarlo nelle sue mani...


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/5/2020, 12:00
     
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    Non ero certo di ciò che Nike aveva fatto, avvicinandosi inaspettatamente a me e toccando le mie spade, quello che so è che queste presero quasi a brillare, e l'acciaio delle lame, sempre ben oliato e affilato, rivelava al suo interno dei piccoli lampi blu.
    Lei schizzò via all'inseguimento della templare, che era già oltre la metà della piramide, maledetta lei. Io avevo il compito di aggirarla e di prenderla alle spalle, ma prima avrei dovuto affrontare gli uomini che ancora rimanevano. Sentivo però che le mie forze stavano diminuendo, poco alla volta: le spade sembravano sempre più pesanti e il sangue colava giù da diverse ferite, non troppo gravi fortunatamente.
    I miei avversari però si diedero tutti alla fuga: avevano visto il gesto di Nike e dato che da lei e dalla sua furia tempestosa si erano tenuti a preoccupata distanza, capii quanto ora temessero anche me.
    Rimisi le spade nei foderi e cominciai a salire i gradoni sul retro della costruzione, il fiato corto; dovevo essere più veloce di così, se volevo arrivare per tempo su in cima.
    All'improvviso mi trovai di fronte un ostacolo: un colosso tutta una spanna più alto di me che sembrava quasi stesse aspettandomi; era la guardia del corpo della Marquez, messo lì per evitare tranelli come quello che mi apprestavo a compiere io. Come regalo di benvenuto il bestione aveva in mano un machete e tutta l'intenzione di usarlo per ridurmi a pezzettini.
    Scansai per un pelo il suo primo attacco: era più veloce di quello che pensavo, nonostante la sua mole. Non mi diede il tempo di studiarlo, ed io potevo solo tentare di schivare il meglio possibile i suoi micidiali colpi. Sapevo che non si stava mettendo troppo bene per me: i pochi colpi che ero riuscito a rifilargli a mani nude sembravano non sortire effetto, come se fossero innocue punture di zanzare. Non potevo neppure utilizzare le mie pistole, il loro rimbombo sarebbe stato rivelatore del mio gioco. Dopo un ennesimo attacco schivato, mi ritrovai con le spalle al muro, senza più tanto spazio per evadere.
    Sguainai le spade come ultima difesa, il loro luccicare diventò una risposta rassicurante. Le incrociai davanti a me per parare un colpo violento di quell'energumeno, e un lampo accecante si sprigionò quando le lame si scontrarono tra loro. Il contraccolpo fu violentissimo e mandò il bestione a volare a qualche iarda di distanza, per poi ripiombare pesantemente alla base della piramide, gli arti e la testa piegati in maniera innaturale.
    Morte tua, vita mia Pensai con ironia. Ero certo che se non avessi avuto l'asso nella manica dei fulmini di Nike, lo scontro non si sarebbe risolto a mio vantaggio.
    Respirai a fatica, il sudore che mi ruscellava giù per la schiena. Mi arrampicai su per gli ultimi gradoni, sperando di non essere in ritardo. In cima, mi nascosi dietro un muro per studiare la situazione: Nike e la Marquez si stavano fronteggiando.
    “Questo è il mio ultimo avvertimento! Morirai velocemente se mi dirai dove si trova la mia amica Selene, oppure ti pentirai di essere nata!” Nike.
    I loro toni irosi mi avrebbero dato la possibilità di raggiungere la templare alle spalle con facilità, e così feci. La buttai a terra, e la rigirai sulla schiena bloccandole le braccia e facendole sentire il freddo della mia lama celata sulla gola. “Sorpresa!”
    Il suo volto, seppur bello, era distorto dalla rabbia: “No! Non deve finire così!” Ringhiò.
    Alzai gli occhi su Nike, in una muta domanda. Toccava a lei decidere la sorte della sua nemica.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/5/2020, 12:00
     
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    Vedere la Marquez a terra mi provocò un moto di piacere, non ero certo una donna che amava togliere la vita a una persona, ma la consapevolezza di essere riuscita a fermarla prima che le sue macchinazioni l'avrebbero portata a far male a Selene, quanto impossessarsi del Cristallo d'Argento, era forte abbastanza da permettermi perfino di aprirmi in un lieve sorrisino di sfida. Mi inginocchiai dunque al suo lato, Edward che la teneva sotto tiro, pronto ad ucciderla a un mio solo gesto.
    "No! Non morirò per mano di una strega come te... Mio padre aveva visto il potenziale di queste isole. Oro... Industria... Libertà... tutto andato perduto per colpa della tua amichetta... Ma io potevo fermarla, costruire tutto ciò e impossessarmi del Cristallo..."
    Non potei fare a meno di guardarla con un moto di pietà. C'era così tanta superbia in quei Templari che avevo conosciuto, persone che non riuscivano minimamente a guardare al futuro preferendo di gran lunga il successo immediato. Sì provai pena per lei e lo mostrai alzandomi in piedi e scuotendo il capo.
    "Come potete portare libertà a chi già vive libero?" chiesi con amarezza. Quegli umani erano così accecati dalla loro avarizia di non accorgersi minimamente della vita da schiavi che conducevano.
    "Muori prigioniera della tua gabbia Templare..." mormorai infine toccando la mano di Edward e così facendo rilasciando la mia elettricità che dalla sua spada arrivò nel suo corpo uccidendola all'istante, fermando il suo cuore.
    Fu solo allora che abbassandomi le strappai la collana che indossava, quella che nascosta sotto la camicia nascondeva il bottino che ad Edward avevo promesso e che ora gli stavo porgendo.
    "Oggi mi hai aiutato a salvare molto più della mia amica e di un'intera popolazione..." e lui non ne aveva nemmeno l'idea.
    Il Cristallo d'Argento era una reliquia molto importante per me e le mie compagne, era l'unica cosa che della nostra vecchia vita avevamo e che Selene aveva preso dal suo palazzo distrutto per conservarlo e proteggerlo dalle mire distorte di Kaos. Giungendo su quel pianeta avevamo però scoperto che esistevano moltissime genti plagiate dalla sua oscurità e che dunque anche lì non fosse mai al sicuro. Ci sarebbe stato sempre qualcuno che avrebbe desiderato il potere ad ogni costo e a noi il compito di evitarlo. Gli Assassini stessi si erano fatti promotori della nostra crociata condividendo il pensiero che nessuno meritava così tanto potere nelle proprie mani.
    "Ho come la sensazione che... qui le nostre strade si dividano, ma..."
    "...qualcosa mi dice che non sarà un addio" quello mi premurai di non dirlo, ma lo pensai così intensamente che non riuscì a trattenere l'impeto che mi mosse a fare quei pochi passi che mi dividevano da lui e poggiare le mie labbra sulle sue.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/5/2020, 12:00
     
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    Il bacio fu lungo e appassionato: le presi il viso tra le mani e le accarezzai i lunghi capelli neri, che mandavano riflessi blu alla luce del sole. Quando ci separammo, le passai il pollice sulle sue labbra, così dolci e morbide. Non ne avevo certo avuto abbastanza.
    “Resta con me”. Il mio sussurro era quasi una preghiera “Ho una villa a Great Inagua, è una sistemazione sicura e là ti farò vivere come una signora...” La abbracciai stretta. Dove il mio corpo toccava il suo, nonostante i vestiti e le protezioni, si irradiavano dei brividi continui e intensi.
    Capii subito che avrebbe rifiutato. Lei non era disposta a rinunciare alla sua missione e ai suoi principi per gli agi e le comodità.
    E, quasi con sorpresa, mi resi conto che era per quello che la amavo. Perché era così diversa da me. Così retta e onesta. Per la prima volta, provai della riprovazione per i miei gesti, per i miei obiettivi. Mi vennero in mente James Kidd e i suoi Assassini: il loro credo era sicuramente più rispettabile del mio, e forse non erano poi dei pazzi religiosi.
    Nike scosse lievemente la testa, c'era tristezza nel suo tono: “Non puoi chiedermi questo. Anche se tra di noi si è creato un legame, questo non pregiudicherà mai la missione mia e delle mie sorelle”. Si sciolse dal mio abbraccio e armeggiò qualche secondo prima di porgermi un piccolo braccialetto, che non avevo notato prima. “Ti lascio un pegno, così come è usanza su Giove, il mio pianeta d'origine”. Lo presi, e il ciondolo attirò la mia attenzione: “...una rosa?” C'erano rose anche su Giove?
    Lei rise: “E' la forma del nostro cuore! Quando una donna gioviana lo dona ad un uomo, è una promessa di amore eterno!” La guardai senza parole, la bocca asciutta. La mano tremava, quando la poggiai sulla sua guancia.
    Lei diventò seria: “Le nostre strade si dividono qui, ma io sono sicura che ci ritroveremo. Siamo destinati a stare insieme, ne ho la certezza!”.
    La baciai di nuovo. Avrei voluto fermare il tempo per prolungare quello che avremo mai potuto passare insieme. La vita di un pirata è troppo pericolosa, il rischio della morte non ci infonde maggior buon senso nelle ossa, ogni abbordaggio potrebbe essere l'ultimo, ogni rissa una scommessa azzardata. Ogni tramonto poteva non essere seguito da una nuova alba, ma eravamo pirati, bramavamo più ancora della ricchezza la libertà: questa era la vita che mi ero scelto, come lei aveva scelto la sua.
    La amavo, e la lasciai andare.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/5/2020, 12:00
     
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