Flashback #1758: New York

Season 1

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  1. Alexandra Duval
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    Ciò che Haytham mi aveva detto mi martellò in testa per ore, era un osservatore, ma anche un ottimo ascoltatore e ciò voleva dire che non sarebbe stato così facile ingannarlo, anche se quella parola ora pareva stonare in quel contesto.
    Le Erinni erano appollaiate sul trespolo della mia camera da letto, lì dove alla toletta mi stavo pettinando i capelli. L'incontro con Haytham era passato da due giorni e tra uno sarebbe ripreso il torneo, ecco perchè avevo fissato il nostro incontro in mattinata per svelargli il mio asso nella manica. Tuttavia ero tesa e pensierosa e le mie compagne di una vita lo notavano. Quell'entità -personificazioni femminili della vendetta- cambiavano aspetto in base al pianeta in cui soggiornavo, così d'avere sempre quello più adatto all'occasione per passare inosservate. Loro che non solo rappresentavano la mia unica famiglia di un'esistenza intera, ma anche le uniche capaci di leggere i miei pensieri.
    L'origine della mia nascita, non di quella di Eris e dunque del mio ospite, era da associare a un tempo lontano così tanto che anche io a volte stentavo a ricordare. Figlia ultima di 24 figli, l'Oscurità -nostra genitrice- aveva dato a tutti un compito. A tutti tranne me. Io che per secoli fui costretta a vivere all'ombra dei miei fratelli che venivano rispettati e onorati per i loro ruoli. Così che la mia invidia e il mio dispetto mi rese portatrice naturale di scompiglio e malessere fin quando in preda ad un senso di onnipotenza sempre più grande uccisi la nostra genitrice e dal suo sangue nero come la pece presero vita le Erinni che con la loro incessante voglia di vendetta mi resero Regina del Caos. Un Caos che a macchia d'olio si sparse nell'universo e creò la confusione senza la quale non sarebbe mai esistito l'ordine. Rendendomi la madre di elementi considerati ormai naturali in tutte le civiltà come: la disobbedienza alle leggi, l'errore, la rovina, il travaglio, la fatica, l'oblio, la dimenticanza, la fame, i dolori, i combattimenti, gli omicidi, le stragi, i litigi, le bugie, le dispute ed il giuramento. Per quest'ultimo figlio ero stata assistita dalle Erinni, cui sarebbe poi spettato il compito di perseguitare e uccidere chiunque non avesse tenuto fede ai propri voti.
    «Non è compassione quella che provo Aletto» dissi improvvisamente ad alta voce infastidita dal tono che quella aveva usato e che sentivo riecheggiare nella mia testa. Mi voltai e non mancai di incatenare il mio sguardo con quello del corvo.
    «E' orgoglio! Haytham rispecchia gran parte di ciò che io stessa ho creato. Merita il mio rispetto come in millenni nessun essere che ho mai incontrato ha anche solo osato immaginare...» pensare anche solo lontanamente di colpirmi di aspettarsi che io potessi portare riverenza verso qualcuno era fuori da ogni schema, ma lui... lui aveva qualcosa di diverso.
    «Sì Megera, la mia è sempre stata un'esistenza lunga e solitaria, ma che ho accettato per il bene della missione di cui sono stata investita e ho come la netta sensazione che lui sia l'unico che capisca questo...» conclusi tornando a voltarmi verso lo specchio e a finire i colpi di spazzola sui lunghi capelli scuri.
    Era sbagliato pensare che la Regina del Caos non amasse, non provasse sentimenti e non aspirasse a condividere quel percorso con qualcuno, tuttavia quando avevo distrutto l'Oscurità dissipandola in tanti mali e trasformando le Eumenidi in Errini con il mio gesto... lo avevo fatto per sperare di colmare un vuoto dovuto all'essere sottostimata, sottovalutata e messa da parte...
    «Ebbene Tisifone ha ragione. Facciamo tutto questo per il Cristallo, averlo metterà fine a questa mia solitudine eterna...»
    Povere sciocche le Guerriere che credevano che ogni mio agire contro di loro fosse per chissà quale senso di onniscenza o onnipotenza. Lo ero già e lo avevo dimostrato distruggendo l'Impero Galattico e le 8 Colonie, un sistema millenario messo in ginocchio in un attimo. Lo avevo fatto spinta dai desideri di vendetta della mia ospite, ma ora volevo di più... volevo quello che la mia condizione non mi permetteva avere. Un corpo vero. Una vita vera. Una in cui avrei potuto continuare ad essere la Regina del Caos con un mio volto e una mia esistenza, basta corpi ospiti, basta vite vissute come quelle nella menzogna per non essere riconosciuto. Non volevo più adeguarmi. Volevo vivere liberamente e allungando i miei lunghi rami oscuri in ogni parte del cosmo, ma volevo farlo non più da sola e forse credevo che Haytham sarebbe stato il compagno giusto con cui condividere tutto quello.

    Le Erinni volevano basse, non tanto da dare nell'occhio, ma abbastanza per seguirci quando in groppa al mio cavallo avevo raggiunto il punto di incontro concordato nella lettera che avevo spedito ad Haytham. Avevo un completo da cavallerizza, con tanto di pantaloni e un cappello non troppo vistoso. I capelli sciolti erano legati con una coda portata di lato e che faceva ricadere sulla spalla i boccoli con i quali li avevo acconciati.
    «Felice di rivedervi Haytham...» mormorai prima di invitarlo a seguirmi. Una cavalcata tranquilla, tanto da apparire una passeggiata ad occhi estranei, che non ci portò poi così lontano.
    Eravamo poco fuori New York e ci eravamo spinti in una zona rurale e più precisamente a una casa di poveri pastori lì dove la donna vedendomi si spaventò così tanto da incitare il figlio che stava chiudendo il recinto con le pecore, di entrare in casa.
    Quello un po' restio lo fece, mentre io aiutata da Haytham scendevo da cavallo e affrontavo la mia vecchia conoscenza.
    «Chi non muore si rivede...» mormorai melliflua e glaciale, ma sempre tranquilla, mentre quella indietreggiava ad ogni mio passo.
    «No vi prego... vi prego... l'altro mio figlio no... vi prego...»
    I suoi occhi erano iniettati di puro terrore.
    «Tu ti sei disfatta di Michael non io e lo hai fatto per puro e vile denaro e anche adesso sei negli stessi problemi giusto? Tuo marito è morto e Donnie è la tua unica opportunità... ho sentito che gli stai cercando un buon partito... difficile per un pastorello come lui...» c'era ironia nella mia voce, ma velata sempre di eleganza.
    La donna aveva iniziato a salire le scale della baracca così in fretta che cadde e quando il figlio uscì la soccorse pronto ad affrontarci. Era la copia sputata di Michael.
    «Oh buongiorno Donnie, stavamo parlando proprio di te. Tua madre ci stava raccontando la brutta situazione in cui siete...»
    Glielo dissi con puro spirito caritatevole di chi voleva aiutare e lui un po' sul chi va la, ma ingenuo, abboccò.
    «Ehm sì... La morte di mio padre ci ha lasciato molti debiti e... probabilmente saremo costretti a vendere tutto...»
    Immediatamente misi le mani in avanti e mi avvicinai al giovane passandogli una mano intorno alle spalle.
    «Sia mai! Non sarete costretti a tanto anche perchè tua madre ha appena accettato la mia offerta!» lo dissi con un sorriso contagioso, mentre al giovane gli si illuminavano gli occhi. La madre spaventata voleva negare, ma non lo fece.
    «E' vero mamma?»
    «Diglielo Margaret...»
    «Ehm... Ehm... sì... sì... ascolta la donna...» biascicò a fatica.
    «In cambio abbiamo solo bisogno del tuo aiuto per una piccolissima questione. Lascia che ti presenti una persona. Sir Haytham Kenway, Gran Maestro Templare» e dicendolo con fierezza e forza, il giovane Donnie rimase ammaliato.
    Dopotutto non sapeva cosa i suoi genitori avessero fatto e Margaret ci teneva troppo a tenere nascosto il suo segreto, dunque preferì tacere e lasciare che suo figlio venisse usato dall'ordine per i suoi scopi.


    Edited by Señora Acero¸ - 15/6/2017, 17:35
     
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