Flashback #1758: New York

Season 1

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  1. Alexandra Duval
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    Rimasi esterrefatta da tale dono ancor più perchè inaspettato. Ero abituata a ricevere doni e ad essere venerata, ma di solito accadeva perchè erano cose che ottenevo attraverso il mio giogo o il terrore che disseminavo. Mai nessuno in millenni di esistenza di sua spontanea volontà aveva fatto dono a me, Regina solitaria del Caos, di un regalo.
    Dunque il mio stupore e la mia emozione fu genuina e questo mi tolse per un momento il respiro, fui dunque costretta a poggiarmi una mano sul petto e respirare a pieni polmoni per riprendere controllo di me stessa e del mio modo sempre composto di pormi.
    «Non esagero se dico che è bellissima e che apprezzo questo dono più di quanto a parole sono in grado di dire...» sorrisi finalmente sentendomi libera di farlo senza falsa cortesi,a in un modo che quasi mi fece male.
    Accarezzai dunque l'animale entrandovi subito in sintonia, era così triste pensare che la gente mi vedesse solo come un essere freddo e privo di qualsivoglia meraviglia. C'era così tanta bellezza nell'oscurità, perchè si poteva esplorare e mai finiva di stupire. La luce metteva tutto in chiaro e spesso accennava.
    Una volta legato il cavallo ebbi modo di potermi concedere una piccola passeggiata con Haytham, mi aveva incalzato sulla questione Michael/Donnie, ma non ce ne era bisogno, io stessa desideravo parlare con lui.
    Presi il suo braccio e mi delizia di quel piccolo angolo di Inghilterra niente di meno che a pochi passi che da New York.
    «Ci terrei a rassicurarvi su Donnie, sarà in grado di ingannare Midar e a vincere la giostra» ne ero sicura perchè io stessa avrei mosso i fili che lo avrebbero permesso e poi questo unito all'addestramento a cui era stato sottoposto, mi davano la certezza totale. Conoscevo Donnie, lo avevo visto crescere. Aveva un pregio: imparava in fretta.
    Fu allora però che una dell'Erinni puntò verso di noi costringendomi ad allungare un braccio e accoglierla sul mio dito. Non era da loro scoprirsi così, ma ben presto capì l'urgenza. Il messaggio che mi diede Tisifone era nefasto.
    «Informa le tue sorelle e tenetemi aggiornate sugli sviluppi!» ordinai prima di darle lo slancio per volare via, fu allora che voltandomi verso Haytham notai la sua confusione. Era ora che conoscesse i fatti.
    Sospirai dunque e fermandoci di fronte a una panchina di ferro battuto mi sedetti aspettando che lui facesse lo stesso al mio fianco.
    «Immagino che quello che avete visto vi confonde» esordì riferendomi al mio parlare apparentemente a un corvo quanto quello che era successo con Donnie. Non abbassai mai però lo sguardo e anzi sostenendolo inizia ad accarezzarmi i capelli, non senza una nota d'ansia.
    Quando in qua io ne avevo?
    «Forse da quando hai incontrato l'unico essere per il quale vale la pena condividere l'esistenza»
    La risposta mi era arrivata immediata, forse più di quanto mi aspettassi.
    «Se il vostro sospetto è quello che ci sia qualcosa di strano in questa faccenda, non vi sbagliate. Conosco Donnie e Michael perchè alla loro nascita ho stretto un accordo con i genitori di quest'ultimo. Non erano ricchi, ma legati all'Ordine dei Templari abbastanza per farmi conoscere il mio defunto marito. Loro non avevano figli ed Eleanor dopo cinque aborti non poteva insistere. Facemmo un accordo, loro mi avrebbero aiutato se io avessi donato loro un figlio. Margaret e Richard erano una coppia di pastori indebitati che avevano avuto due gemelli e ne potevano mantenere a malapena uno. Fu facile far felice tutti, compresa me...»
    All'epoca ero arrivata da poco a New York e rimembravo con orrore come mi ero dovuta donare al mio defunto marito per ottenere il rispetto e il ruolo che oggi avevo. Tutto solo per avvicinarmi al Cristallo. Da sola ci avrei messo troppo tempo, i Templari avevano i mezzi.
    Mi interruppi, erano tante informazioni e difficili da elaborare e non perchè fossero difficili, ma perchè ovviamente c'erano strane incongruenze.
    «Come ho potuto vederli nascere se sono mie apparenti coetanei?» posi quella domanda sorridendo quando lo sguardo di Haytham si pose su di me. Avevo dato voce alla sua domanda mentale. Fu solo allora che osai un gesto inaspettato e allungando una mano la posai sulla sua.
    «La risposta potrebbe confondervi ancor più, ma vi basta pensare che questa è più una condanna che un dono...» lo dissi con amarezza ritirando la mano, decisa a ricompormi. Non mi sarei mai fatta vedere debole e tanto meno fragile.
    «Ciò di cui sono appena stata informata è che le Guerriere sono qui...» e si poteva notare bene il mio disgusto nel pronunciare il loro nome «...alleate degli Assassini e vera spina nel fianco. Stanno puntando al Cristallo» conclusi sintetica, ma precisa.
    Tuttavia la mia rigidità si ammorbidì solo un po' preoccupata della reazione di Haytham davanti al mio rivelarmi. Ero sicura che non avrei accettato un rifiuto, che non sarei stata pronta a sentirmi di nuovo dopo millenni umiliata e spezzata.
    «Temo di come il vostro sguardo possa cambiare quando incontrerete il mio e il che è... ironico... non temo nulla ormai da molto tempo...»
    Quante emozioni ero tornata a provare dopo un periodo immenso di apatia, distacco e indifferenza?
    Fu allora che sentì sbocciare in me una natura nascosta, ma sempre esistita nel mio animo e che se compresa poteva essere di lealtà assoluta. Era lo stimolo a superare i propri limiti e permettere a me stessa e non solo di conseguire risultati che altrimenti sarebbero stati irraggiungibili.


    Edited by Señora Acero¸ - 15/6/2017, 21:05
     
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17 replies since 19/5/2017, 00:29   385 views
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