Flashback #1758: New York

Season 1

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  1. Zazzy
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    Sapevo che gli Assassini avrebbero attaccato, ma non mi ero aspettato di vedere scendere in campo delle entità femminili in possesso di poteri leggendari, perciò la nostra capacità di reazione fu rallentata giusto quell'attimo che permise loro di uccidere Donnie e rubare il Cristallo.
    Giusto il tempo per scambiarci uno sguardo complice, che Eris partì all'inseguimento delle ladre mentre io ingaggiavo battaglia insieme ai miei uomini.
    Era sempre bello vedere l'espressione sgomenta sul volto degli Assassini mentre la vita veniva loro portata via dalla loro stessa diabolica arma che, assicurata al mio polso, mieté più vittime della mia spada.
    Con la coda dell'occhio vedevo i Templari combattere con abilità, proteggendo i civili che ancora non erano riusciti a fuggire, mentre Thomas nonostante fosse ferito ad una spalla e potesse usare un solo braccio per difendersi, si batteva con ferocia contro due nemici che nonostante lo avessero raddoppiato non erano in grado di sopraffarlo.
    Stavo per andare in suo aiuto dopo essermi appena liberato del mio rivale, quando i pochi Assassini rimasti ancora in grado di fuggire, si ritirarono lasciando indietro morti e feriti. Dopo un attimo di smarrimento, i miei uomini come da prassi presero ad organizzare il trasferimento dei nemici battuti alla nostra infermeria, mentre a me si gelava il sangue nelle vene.
    Non erano avversari abbastanza intelligenti da arrendersi nemmeno se chiaramente inferiori militarmente, poiché preferivano perdere sino all'ultimo uomo nel tentativo di attendere un qualche miracolo che ribaltasse le loro sorti -salvo ovviamente i membri importanti, che si davano alla fuga se la situazione si faceva disperata-, dunque doveva essere accaduto qualcosa.
    Partii di corsa verso la direzione presa minuti prima da Eris, mentre il cuore mi martellava nel petto e percepivo appena le gambe muoversi sopra al sottobosco.
    Irruppi in una radura, e fu in quel momento che la crudeltà della vita si abbatté nuovamente sulle mie spalle.
    Prima la mia famiglia, poi i miei amici, ed ora anche lei.
    Eris era riversa a terra, mentre sangue scuro le sgrondava da una ferita aperta, inferta profondamente nel suo fianco, con le fedeli Erinni intorno alla sua esile e sofferente figura.
    Mi avvicinai, ogni passo che si faceva più pesante del precedente, e caddi in ginocchio al suo fianco con le braccia che pendevano inermi a lato del mio corpo.
    Accarezzai con lo sguardo il suo volto di porcellana, contratto in un'espressione di dolore, e nonostante ciò ebbe la forza di socchiudere gli occhi per osservarmi. Mi si formò un nodo in gola mentre le circondavo con cautela le spalle minute e me la stringevo al petto, posando una guancia tra i suoi capelli profumati. Inspirai quell'aroma, cercando di imprimerlo nella mia mente.
    Eris emise un lieve rantolo, così chinai il viso a guardarla, e lei si sporse per sussurrare al mio orecchio.
    Una lacrima mi rotolò lungo la guancia, mentre mi mordevo il labbro inferiore fino ad assaporare il mio stesso sangue, cercando di contenere il mio dolore nell'udire la sua dolce voce farsi sempre più flebile mentre mi diceva addio.
    Le accarezzai una guancia fino a che, con un ultimo e profondo sospiro, chiuse gli occhi e il suo corpo senza vita si accasciò fra le mie braccia.
    Mi chinai verso di lei e la abbracciai, stringendo per l'ultima volta il suo corpo contro il mio. Chiusi gli occhi mentre posavo il viso sul suo collo morbido, e scoppiai a piangere.
    Era un pianto disperato, il mio, di chi aveva appena perduto la parte di sé che aveva appena incontrato e per troppo poco avevo avuto la possibilità di amare. Piansi, scosso da singhiozzi che partivano direttamente dal mio animo, piansi per la mia vita andata in frantumi, piansi per tutto ciò che avevo perduto fino a quel momento, piansi fino a non avere più voce od aria nei polmoni.
    Con un ultimo lamento sollevai il viso verso il cielo che da rosso si era abbigliato di nero, e guardai il vuoto delle stelle mentre la brezza mi faceva bruciare gli occhi ancora pieni di lacrime.
    Gli ultimi singulti lasciarono il mio corpo, mentre una sensazione di intorpidimento si impossessava di me.
    Mi sentii vuoto.
    Senza che me ne fossi accorto, le Erinni si erano strette al mio fianco e crocidavano piano, emettendo lievi versi da corvo. Sollevai debolmente una mano, e la passai con affetto sopra le loro piume, salutando silenziosamente ciascun volatile.
    Adagiai infine il corpo della mia amata a terra, sopra il tiepido sottobosco, mentre un macigno si posava sul mio cuore ed altre calde lacrime mi rigavano le guance. Le Erinni mi osservarono con i loro occhi neri e perfetti come perle, lanciandomi un muto messaggio che non faticai a comprendere.
    Posai un'ultima volta le labbra su quelle soffici di Eris e mi sollevai, con le membra straziate.
    Chinai il capo e mi voltai, allontanandomi vacillando, senza mai più voltarmi e affidando la donna alla Notte e ai suoi amati corvi.
    Mi era stato portato via tutto, ma grazie alle ultime indicazioni della mia amata avrei tentato di rendere il favore ai colpevoli.
    Camminai nella notte, senza meta, ormai senza più lacrime da versare e come unica compagnia il mio straziante dolore.
     
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17 replies since 19/5/2017, 00:29   385 views
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