Nanda Parbat: Altair & Ezio's Office

Season 1

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  1. Illiana
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    I passi risuonavano lungo il corridoio di Nanda Parbat, riecheggiando sulle pareti illuminate dalle torce e sul pavimento scuro e levigato. La furia incandescente che si era impossessata di me quando Jacob mi aveva riferito del Templare che si era infiltrato tra di noi mi bruciava ancora in petto. L'amarezza per il comportamento di quelli che credevo nostri alleati mi aveva tolto il sonno, e ogni voglia di sacrificarmi ulteriormente per questa alleanza.
    TRADIMENTO
    Questa parola continuava a martellarmi in testa. Loro avevano tradito la nostra benevolenza.

    Nanda Parbat era stata un mio dono, la Fonte di Lazzaro era uno strumento preziosissimo che avevo loro affidato, che aveva permesso di prolungare il loro tempo ben oltre quello di una normale vita terrestre. Avevo concesso a quegli umani la nostra amicizia e la nostra collaborazione. Ma con il loro comportamento inqualificabile avevano gettato via tutto e questo avrebbe richiesto un prezzo da pagare, così come era sempre stato da quando l'impero galattico era stato costituito.

    Aphrodite era vicino a me, un passo indietro. Avvertivo la sua preoccupazione, la situazione difficile in cui si doveva trovare nel mediare tra le sue origini a cui andava la sua totale lealtà, ed il suo cuore. Pensavo ad Ares, al dolore della mia cara sorella per l'inganno a cui era stata sottoposta da quell'essere ignobile, al pericolo che aveva corso quando aveva sicuramente abbassato la guardia in compagnia di chi pensava di potersi fidare.
    Quanto eravamo state sciocche, tutte quante. Io più di loro. A me andava il maggior biasimo, perché non ero stata capace di vegliare su di loro. Io ero la guida delle Guerriere, sulle mie spalle era stato posato un compito immane e ne sentivo il peso, ogni secondo della mia vita.

    Cercai di mettere da parte tutto prima di arrivare a destinazione, perché questo non mi sarebbe stato d'aiuto. Per il bene della Terra e delle mie compagne, ora mi sarei dovuta calare nella parte totalmente. Avrei sfruttato la mia posizione.
    Aphrodite bussò alla porta dell'ufficio dei mentori e la aprì, senza aspettare risposta. Come era scontato, ci stavano aspettando. Altair sedeva alla sua scrivania, mentre l'Assassino Dorian era seduto di fronte. La mia compagna si mise in mezzo a noi e restò in attesa. Non era in effetti una cosa che spettava a lei di iniziare a parlare, era una mia prerogativa.
    Notai lo sguardo che i due amanti si scambiarono, e mi chiesi un'ultima volta come avrei dovuto gestire i legami di amore e di affetto che si erano creati in questi secoli. Non ero una persona arida o indifferente, ma il mio compito era di regnare, e sapevo di dover prendere decisioni gravose, che avrebbero comportato sacrifici per tutti.

    La mia non era una visita di cortesia e neanche amichevole, questo lo volevo subito mettere in chiaro. Avanzai senza proferire parola e mi fermai appena varcata la soglia, ergendomi in tutta la mia altezza, il mento alto, le braccia rigide lungo i fianchi, l'espressione grave. I miei occhi lanciavano scintille, poteva sembrare che in un attimo avrei potuto usare i miei poteri ed incenerire qualcosa o qualcuno, ma non era quella la mia intenzione.
    Squadrai con freddezza l'intera stanza e mi soffermai prima su Altair e subito dopo sull'altro uomo. Attesi fino a che non compresero l'affronto che mi stavano facendo, e furono obbligati ad alzarsi in piedi.

    Quando parlai, la mia voce era dura e tagliente: “Altair Ibn La Ahad, Mentore della Confraternita degli Assassini”
    Lasciai che le parole rimanessero in sospeso tra di noi. Inarcai un sopracciglio: “Se ben ricordo, il vostro Ordine è retto da due mentori, e qui ne vedo solo uno. Ezio Auditore non reputa la questione di suo interesse?”
     
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