Flashback #4: Moon,Saturn & Neptune

Season 2

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  1. SliteMoon
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    Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà

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    "Quando il sole sarà alto in cielo e le due lune si scontreranno, ella emetterà la sua energia e rivelerà la sua natura"
    "Ma che?!" esclamai vendendo la strega artigliare il tavolo, gli occhi completamente bianchi, e scandire lentamente quella frase, per poi tornare in sè e svenire.
    Io e Athena l'afferrammo al volo, poggiandola sulla prima sedia che mi era capitata sotto mano.
    "Vedi che ho ragione!? E' una pazza invasata! Questo teatrino, quello che ha detto prima, sono tutte bugie! E' stata una completa perdita di tempo! Andiamocene." affermai decisa, avviandomi verso la porta.
    "No."
    "No? Che vuol dire no?"
    "Solo perchè ha detto cose che non ti piacciono non significa che siano meno vere. Spesso la verità non è mai come vorremmo..." aveva lo sguardo basso, la voce leggermente incrinata, i pugni contratti con forza.
    "Athena, per favore! Non ha fatto altro che mentire da quando abbiamo messo piede in questa casa! Tua madre non è morta a causa tua, Eris non è mia sorella e mio padre avrà tradito mia madre non più di un paio di volte."
    "E tu credi davvero a quello che stai dicendo? Ma non ti rendi conto che stai tentando di convincerti da sola?! Sai perfettamente che è la verità!"
    "Non può essere la verità..."
    "E invece lo è! Credi che sia contenta di ciò?! Mia madre è morta per colpa mia! L'ho condannata a una morte atroce! Smembrata dai Non Morti! E prima che tu lo chieda: sì, mi sono tornati tutti i ricordi, purtroppo."
    Ero impietrita. Non la conoscevo molto, ma quella era la prima volta che la vedevo in preda ai suoi sentimenti. Solitamente era così calma, pacata, composta, timida -forse un po' troppo- , mai una volta aveva perso le staffe come in quel momento... ma aveva ragione. Quella che stava mentendo ero io. Stavo negando la realtà.
    In quel momento la più debole, anche se a una prima occhiata sembrava lei, in realtà ero io.
    Ero io che mi rifiutare di accettare i fatti, non lei, anzi. Athena li stava accettando e stava combattendo con il dolore che ne derivava. Io invece? Mi nascondevo dietro stupide bugie. E poi per cosa? Per la palese infedeltà cronica di mio padre? Per l'aver scoperto che Eris era mia sorella? Maledizione, sua madre era morta in modo orribile per la sua inesperienza e io mi preoccupavo di queste cazzate. Mi sentivo veramente un'idiota.
    "Scusa. Hai ragione tu... che facciamo, andiamo?"
    Per qualche secondo non ottenni risposta. Qualcosa sembrava aver attirato la sua attenzione.
    "Athena?"
    "Penso sia meglio aspettare che si svegli." disse indicando la strega.
    "Va bene..."
    "Percepisco il tuo entusiasmo"
    "Secondo te si ricorderà quello che ha detto? E poi, che diavolo voleva dire?"
    "Non ne ho idea, ma era una sorta di premonizione. Comunque, se non ricorda nulla- ed è probabile, visto che sembrava essere entrata in uno stato di trance- secondo me è meglio non dirle nulla. Ci sarà un motivo se chi ha le visioni solitamente dimentica tutto."
    "E sia, ma mettiamoci comode mentre aspettiamo che la stregaccia si svegli."




    La nostalgia per le giornate spensierate e tranquille a Devemport con Connor si faceva già sentire. Quanto mi sarebbe piaciuto che quella tranquillità fosse durata più a lungo. Purtroppo il tempo che passavamo insieme era sempre poco, estremamente poco, ma dovevo tornare dalle altre. Mi erano mancate parecchio, come ogni volta che ci allontanavamo del resto. Dopotutto in loro avevo ritrovato quella famiglia che avevo perso da secoli ormai, ancora prima della distruzione dell'impero.
    Dopo la morte di mia madre, la vita mia e di mio padre cambiò. Lui cambiò. Si chiuse in sè stesso, in quel dolore che mai riuscì a placare. Sapevo che mi voleva bene, che il suo affetto nei miei confronti rimase invariato, ma avevo anche la convinzione che in me vedesse la causa della morte della mamma. E come dargli torto?
    Fu però grazie a loro, a quelle che per me all'epoca erano nient'altro che conoscenti, compagne di battaglia, che trovai la forza di andare avanti, di trovare il coraggio e l'autostima che mi erano sempre mancati, di cancellare quella fragilità che mi aveva sempre contraddistinta.
    Le porte dell'ascensore si aprirono e davanti a me ritrovai l'ampio e familiare salotto, le vetrate che lasciavano ammirare la favolosa vista di Toronto.
    Selene e Ares, la prima in piedi e la seconda seduta scomposta sul divano come suo solito, si voltarono verso di me accogliendomi con un sorriso teso.
    "Sentiamo, che è successo per far scomparire la solita sfrontatezza dalla faccia di Ares?"
    A quest'ultima scappò un ghigno.
    "Beh, un paio di cosette" disse mentre si alzava dal divano con un po' di fatica, portandosi una mano al ventre.
    Del sorriso che avevo fino a qualche istante prima non rimase traccia.
    Forse sbiancai ancora più del normale per la preoccupazione e la confusione.
    Spostai lo sguardo da Ares a Selene e viceversa. Ora si che ero allarmata.
    "Seriamente, che è successo?"

    (...)"Quindi, una ragazza..."
    "Una pazza, altro che!"
    "Ares, per favore! Basta!"
    Era palese che entrambe non ne potessero più -Selene più che mai, in parte a causa del comportamento esasperante di Ares.
    "...una ragazza, superstite dell'Impero, ci ha accusate- soprattutto te Selene- di aver ignorato le nostre responsabilità e di non aver fatto il nostro dovere di Guerriere. A quanto pare alcune Colonie non sono andate distrutte come pensavamo e di conseguenza ci sono superstiti sparsi per l'universo. Vi ha attaccate, voleva il Cristallo e per di più aveva poteri simili ai tuoi Selene... ho detto tutto?"
    "Più o meno sì." mi rispose Selene con un sospiro stanco. Nelle ultime ore lei più che mai era stata travolta da una quantità enorme di notizie tutt'altro che positive, e qualcosa mi diceva che era solo l'inizio.
    "Se mi ricapita fra le mani le torgo il collo a quella!" esclamò sempre più rancorosa Ares.
    "Mi sembra di rivederti quando eravamo dalla Strega di Oaken"
    "Ci credo! Non reagisco bene quando tentano di mandarmi all'altro mondo."
    Mi scappò un sorriso. Erano passati secoli ma lei era sempre la stessa. Al solo nominare Ersa il suo malumore era peggiorato ulteriormente.
    Un momento!
    "Ares! La profezia!"
    "Di che parli Athena?"
    "Quando il sole sarà alto in cielo e le due lune si scontreranno, ella emetterà la sua energia e rivelerà la sua natura"
    "Oddio, non dirmi che quella frase aveva davvero un senso!"
    "Potete far capire anche a me che state dicendo?
    "Le due lune che si scontrano, tu e quella ragazza." esclamai rivolgendomi a una Selene sempre più confusa.
    Però avevo come la sensazione di dimenticare qualcosa... ma cosa?
    "La bambina..."
    "Ma che farnetichi?"
    "Avete detto che aveva un anello uguale al tuo, capelli e occhi castani, giusto?"
    "Si può sapere che ti ha fatto Connor? Non fai altro che parlare in modo confuso."
    "La ragazza che vi ha attaccato l'ho vista secoli fa a casa di Ersa."
    "Eh?! Ma che stai dicendo? C'ero anch'io, e in quella casa eravamo solo in tre."
    "Ti dico di no. Quando tu mi chiedesti se andare via, io non ti risposi subito perché vidi spuntare dal corridoio una bambina che corrisponde esattamente alla descrizione che avete fatto."
     
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