Present Day #2019: Mars

Season 3

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  1. The Bla¢k Wit¢h¸
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    Dopo quel bacio inaspettato e dal sapore inebriante di maraschino, io ed Ares non avevamo avuto più modo di passare del tempo assieme almeno fin quando non c'era stato il gravoso e triste attacco verso gli Assassini che ci aveva costretto a fuggire e rifugiarci, più occulti che mai, addirittura su pianeti alieni. Come sempre il passaggio attraverso lo specchio fu terrificante quanto inebriante.
    Ciò che era successo era qualcosa di indescrivibile qualcosa che nemmeno nella mia epoca avevo visto accadere. Avevo sentito racconti e miti circa l'ira degli Dei, ma vederla in atto fu devastante ed ancor più perchè avevano colpito ciò che di più sacro esisteva: la libertà. Avevano privato il nostro piccolo, ma amato mondo, dei suoi guardiani ed ora vacillava quanto mai prima.
    Il tempo su quei pianeti passava in modo molto diverso e gli Imperatori concordavo con noi che non si poteva rischiare che mentre noi ci riorganizzavamo, magari in giorni o settimane, sulla Terra passassero anni nei quali i nostri nemici avrebbero potuto mettere radici e così usando i Cristalli sacri che erano soliti indossare, crearono una grande bolla temporale che avvolse tutto il Sistema Solare interno. Per poco meno di 3 mesi il tempo sarebbe passato uguale sulla Terra come su tali pianeti, quello era il tempo che avevamo per agire, oltre il quale saremmo stati sconfitti.
    Io e la mia Gilda ci spostammo su Marte, dove venimmo accolti con onori e gloria ed un'immensa festa inaspettata. Ares mi raccontò che loro davano grandissimo valore ai Guerrieri ed all'arte della Guerra e lei aveva raccontato al suo popolo del loro valore così che su Marte gli Assassini erano diventati leggende a cui aspirare. Ma il dono più bello era stato camminare per le strade della capitale e ritrovare tutto ciò che mi apparteneva e tanto mi mancava.
    Piramidi, geroglifici, sapori, odori e la gente. La loro pelle, così simile alla mia, era rossastra come il deserto e seppur i loro occhi apparivano più scuri e profondi, c'era tanto del mio amato Egitto lì. Ares mi aveva portato in giro tutto il pomeriggio fino ad accompagnarmi nella caserma e lì farmi conoscere i Medjay. Rimasi sorpreso di tale termine e lei mi aveva confidato che essi erano l'esercito di Marte che, nel loro breve periodo sulla Terra, avevano tramando la loro conoscenza ai miei avi così che diventassero parte della mia cultura.
    Tutto fu stupefacente, dai templi, alle strade, alle persone... ma fu a corte che rimasi alquanto colpito dalla normalità che vi regnava. Ares era una regnante assai diversa dai faraoni che ero stato solito vedere, mentre i loro animali sacri non erano gatti, ma volatili che provenivano da un pianeta feudo di Marte. In esso le femmine divenivano Guerriere e le più valorose servivano la famiglia reale, oltre ad essere le uniche che potevano trasfigurarsi in donna. Tutto ciò mi affascinò e per un momento quasi mi spaventò quando alla grande festa vidi Senu che, appollaiata sul suo trespolo, si ridestò nel momento che la sorella di Ares fece il suo ingresso con il proprio Compagno Alato. Anche quello si agitò e volando incontro l'una all'altra presero la loro forma umana abbracciandosi forte.
    Mi emozionai. Erano così umane. E Senu era così bella. Sempre avevo percepito la sua bellezza ed umanità ma vederla mi scosse.
    "Madre pensavo che non vi avrei più rivista..." asserì Horus con il capo appoggiato sul petto di Senu che la cullava. Entrambe erano in lacrime.
    "Anche io bambina mia... ma sapevo che te la saresti cavata... sono così orgogliosa di te" pronunciò Senu con voce profonda accarezzando il volto della giovane.
    Phobos e Deimos accanto ad Ares avevano gli occhi lucidi.
    "Non sapevo Senu avesse una figlia" esclamai ancora emozionato davanti a quella scena, ricordando a come mi era stata vicina dopo la perdita di Khemu e come avrei voluto fare io con lei se lo avessi capito prima chi fosse ed avessi conosciuto la sua storia.
    "Dopo la distruzione di Marte si sono perse... pensavano entrambe l'un l'altra che fossero morte... ed invece... Devi essere una grandissimo Medjay se Senu, dopo la morte di mio padre, ti ha scelto come Campione. E' rimasta al tuo fianco, non ti ha mai abbandonato... avrebbe potuto farlo, sai per cercare Horus..." mi raccontò Iuventas che aveva preso posto di fronte a me, io che ero seduto accanto ad Ares al grande tavolo imbandito nella sala delle feste del palazzo insieme alla corte e a tutta la mia gilda.
    "Lo è Iuventas..." aggiunse Ares appoggiandomi una mano sul braccio e sorridendomi, un gesto che non passo inosservato alla sorella ed ai suoi Compagni Alati che guardandosi ridacchiarono tra loro. Improvvisamente però Iuventas si sbracciò, nel suo solito modo di fare sgraziato, intenta a richiamare qualcuno.
    "E lui che ci fa qui?" chiese Ares quasi infastidita dalla presenza di Toth.
    "E' mio amico, oltre che il mio addestratore... non capisco perchè non vi sopportiate! Su su non fare storie! Ehi Toth! Toth! Sono qui vieni unisciti a noi!" osservai le due sorelle quasi divertito per poi scambiarmi un cenno silenzioso con il guerriero che di poche parole sembrava un pesce fuor d'acqua.
    Ares alzò gli occhi ed infastidita si alzò allontanandosi al che decisi di seguirla. Sull'ampia terrazza era intenta ad osservare il paesaggio con la stessa devozione ed attenzione con la quale io fissavo lei.
    "Da quanto provi dei sentimenti per me?" mi chiese improvvisamente. Dal nulla. Lo fece con naturalezza mentre voltandosi mi affrontò. Vis-à-vis.
    "Mesi... probabilmente da quando ho aperto gli occhi e ti ho vista. Li ho seppelliti. Eri già promessa ad un altro. Eravamo amici. Non era giusto. Così li ho seppelliti o almeno ci ho provato. Ma vederti ogni giorno, vedere il fuoco che hai dentro, la vitalità... sono riemersi... Ma questi sentimenti hanno senso solo se ricambiati, altrimenti sono un'imposizione... nè chiesta nè voluta..."
    "Bayek... siamo tutti su una via che conduce sempre alla sofferenza, non possiamo permetterci di perdere tempo scioccamente..."
    Un sorriso amaro mi si dipinse sul volto. Lei aveva amato profondamente ed era stata delusa. Io avevo fatto lo stesso ed avevo subito la stessa delusione.
    Ammiravo Aya per ciò che aveva costruito, meno della strada che aveva scelto di intraprendere. Io credevo nella nostra famiglia quanto nella confraternita ed ero sicuro che il nostro amore sarebbe stato il carburante del nostro credo. Lei credeva che bisognasse rompere ogni legame e ricominciare da zero, senza impedimenti, per essere un vero Occulto.
    "Sono certo di amarti da prima che ti conoscessi... Mia Dea... Mio fuoco che mi ha riportato alla vita..." esclamai scandendo ogni singola parola ed ad ognuna di essa compiere un nuovo passo, uno che mi portava da lei. Vicino al suo corpo. Alla sua bocca. Una mano sul fianco. L'altra sul viso. Le labbra vicine e un bacio nascere spontaneo. Potente. Passionale. Dolce. Romantico.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 1/11/2019, 20:58
     
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