Present Day #2019: Mars

Season 3

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  1. Tharia
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    Annarita
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    Thot riusciva sempre a indispormi quando ci si metteva con i suoi modi da burbero eremita. Un eunuco aveva più attività sessuale del Generale dei Moon Knight, ne ero certa! Non capivo perché diamine non poteva finalmente dichiarare il suo amore per Pandia! La fissava come se lei fosse fatta di gustoso miele e lui fosse l’orso più goloso dell’universo. Ok, era la sorella dell’Imperatrice; ok, lui non era nobile; ok, Pandia aveva uno stuolo di pretendenti a dir poco blasonati; ma cosa significava tutto questo di fronte al sentimento vero?! Ero certa che Selene non avrebbe fatto una piega se fosse venuta a sapere di tutto ciò… per Endymion, beh… Endymion era un altro paio di maniche, meglio non pensare a lui!
    Bevvi un sorso dal mio fedele calice, mentre seduta al grande tavolo imbandito rimuginavo sulla discussione appena avuta con il Generale. Dopo la sua ultima frase in pieno stile grizzly si era allontanato di gran carriera, abbandonando una festa a cui era appena arrivato! Tipico… quando c’era da festeggiare sul serio, ecco che mi ritrovavo sola come un pulcino abbandonato. Sbuffai con poca grazia, tanto che attirai nuovamente gli sguardi di qualche vicino un po’ troppo impettito. Volevo divertirmi con Ares, Thot, Bayek, volevo dimenticare per qualche minuto che non eravamo sull’orlo di una guerra.
    Ma perché nessuno mi dà retta? Mi sentivo un po’ depressa e non era da me… no, decisamente non era da me. Così tornai a concentrarmi sui commensali e gli occhi mi caddero su Horus, adesso di nuovo in forma di meravigliosa aquila dorata. Sua madre si era allontanata un attimo, così approfittai per avvicinarmi: avrei potuto risollevare il mio morale e, chissà, magari anche il suo! Conoscevo Horus da decenni e avrei riconosciuto quello sguardo assorto tra mille… Sapevo che, nonostante fossimo ottime amiche, c’era sempre stato qualcosa che si tratteneva dal confidarmi.
    ”Ciao Horus, ti offrirei un bel calice di ambrosia se fossi in forma umana, secondo me potrebbe fare bene al cuore? Le pene d’amore non sono facili da gestire…” La mia voleva essere una semplice battuta, più scherzosa che altro, ma il sussulto che le vidi fare fu sconcertante: stava per cascare dal tespolo d’oro su cui era appollaiata.
    “Iuventas! O santi numi, mi hai fatta… spaventare…” La voce di Horus esplose nella mia testa così forte da farmi stringere la mandibola e sentirla scricchiolare. Era spaventata, sul serio, ma non per la mia presenza improvvisa. Che soffrisse davvero per amore? La vidi trasfigurarsi in donna in qualche attimo, avvicinarsi al tavolo e afferrare il primo calice a portata di mano. Lo vuotò in un fiato.
    ”Ehi, ehi, vacci piano! Non vorrai mica ubriacarti e svolazzare poi senza meta, singhiozzando pure?!” Non so perché ma mi fece tenerezza, il suo sguardo smarrito, il viso un po’ pallido nonostante la carnagione scura, le gambe malferme. “Non volevo metterti paura, perdonami!” Le diedi un veloce abbraccio e la guardai con attenzione.
    “Ma no, scusami tu, ero soprappensiero.” si giustificò, ma io non mollavo tanto facilmente.
    ”Sicura di stare bene?” La feci sedere su una panca e mi accomodai al suo fianco con un profondo sospiro. ”Con me puoi parlare!” E la sensazione che mi nascondesse qualcosa tornò subdola a punzecchiarmi. Temevo che non mi considerasse all’altezza. ”Ok, non sono quel che si prenderebbe come esempio di finezza, ma sono una buona ascoltatrice!” La incoraggiai, senza però avere molta fiducia nella sua reazione. Sembrava una farfalla chiusa nel suo prezioso bozzolo, nonostante in forma umana brillasse come una stella. Horus lasciò vagare gli occhi per la sala, mentre si torceva le mani, sembrava una bambina messa all’angolo… ma un altro suo sussulto mi costrinse a seguire la direzione in cui ora puntavano le sue iridi di pece. Sulla grande porta d’entrata era spuntato, anche se solo per pochi attimi, la figura di Thot. Aveva parlato brevemente con un ufficiale dell’Esercito marziano e si era dileguato ancora una volta. Horus aveva gli occhi sbarrati e no, nessuna parola avrebbe potuto spiegare meglio di quello sguardo ciò che albergava nel cuore di Horus. Ebbi un fremito e se prima ero un po’ depressa adesso il mio umore era finito sotto gli stivali: avevo intuito la portata della scena a cui avevo appena assistito. Horus mi guardò, triste e imbarazzata, tornando subito a fissare le sue mani intrecciate.
    ”Mi dispiace… mi dispiace tanto…” mormorai piano, avvolgendola in un abbraccio che sperai avrebbe potuto portarle un po’ di conforto. Anche se, lo sapevo bene, non esisteva consolazione per un amore impossibile.
     
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