Present Day #2019: Toronto's Roads

Season 3

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  1. The Bla¢k Wit¢h¸
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    Camminavo stretta stretta ad Ezio mentre sotto il mantello stringevo i denti e cercavo di sopperire al dolore concentrandomi sulla nostra meta finale ed alla speranza e fortuna che nessuno avrebbe incrociato il nostro cammino.
    Ora non so quale buona stella ci diede alla sua protezione perchè arrivammo al tempietto di Diana apparentemente illesi ed all'oscuro di occhi indiscreti.
    Il tempietto si presentava a noi come una splendida struttura di architettura castellamontiana ove i Templari erano soliti recarsi per trovare riposo o quiete e chissà forse per consumare amori con le loro amanti...
    Completamente in marmo sorrisi all'idea di come i terresti ci avevano venerato per anni vedendoci come Dei e di come molti riferimenti sul loro pianeta erano resistiti al tempo. Artemide, cugina di Athena, e spesso in competizione con lei... chissà cosa avrebbe pensato a vedere quell'opera a lei dedicata...
    Soppressi i pensieri quando al centro della struttura con Ezio iniziammo a guardarci intorno.
    Non c'erano pulsanti che dicevano "premi qui", ma nemmeno niente che potesse illudere ad un passaggio.Un rilievo, uno sfregio, un dettaglio... niente che richiamasse ad un qualcosa che avrebbe potuto far scattare un'apertura, questo quanto meno fin quando entrambi non trovandoci nel centro perfetto del tempietto sentimmo il pavimento sotto i nostri piedi venir meno.
    Schiena contro schiena allungai una mano su quella di Ezio, mentre il pavimento si abbassava e lentamente ci portava in una stanza segreta posta sotto la struttura. Tutto era buio intorno a noi, l'unica luce proveniva da sopra di noi, da dove eravamo "entrati" almeno fin quando anch'essa si chiuse una volta scesi dal pavimento e quello tornò al suo posto.
    Stavo per far luce con la Pietra di Luna quando delle torce poste al muro una per una presero ad accendersi da sole ed una presenza accoglierci con una voce squillante e gentile alla spalle.
    "Mossa astuta la tua..." sia io che Ezio si irrigidimmo quando sentendo quella voce ci voltammo trovandoci di fronte niente di meno Atlas che sereno ci osservava.
    "Per nascondere la tua aura intendo... ma forse quella dell'Assassino è troppo debole per celare la tua naturale luce..." lo disse quasi dispiaciuto per me, mentre avvicinandosi ed allungando una mano verso il suo addome fece irrigidire me e scattare il mio compagno.
    "Hai paura di me? Perchè mai?" mi chiese piegando il viso da un lato e sorridendomi superare le resistenze di Ezio e le mie e con un semplice gesto sul mio ventre curare la mia ferita anche dal dolore.
    Lo guardai quasi a bocca spalancata, ma poi ripresi la mia naturale forza e compostezza.
    "Perchè lo hai fatto? Perchè sembri intenzionato a non fermarmi?" lo chiesi risoluta guardandolo dritto negli occhi.
    "Perchè non ne ho motivo. Sei qui per i Frutti no? Bè te li darò..." rispose lui con semplicità mentre voltandosi alle sue spalle altre torce si accesero rivelando tre colonne mozze sopra ognuna delle quale vi era un elegante cuscino di velluto rosso e sopra ad esso i globi. Scintillanti ed immobili nella loro apparire innocui.
    "Credi davvero che ci crediamo?" chiese Ezio quasi a volerlo sfidare ma non nascondendo una certa agitazione e soggezione, mentre Atlas ignorandolo si concentrò su di me, incatenando il suo sguardo con il mio.
    "So che sei qui per recuperarli e distruggerli e ciò non può che rendermi felice, la mia mamma così non dovrà più temere alcun male..."
    "Come lo sai mh? Come sa ogni cosa?" gli chiesi incominciando perfino a temere che Athena avesse avuto la mappa da lui, ma Atlas fece spallucce come un bimbo innocente e poi quasi saltellando si avvicinò ai Frutti, li ripose in un zainetto che aveva portato con sè e me lo porse.
    "Non lo so. Io e Rhea sappiamo delle cose, ma non sappiamo come... a proposito lei dov'è? Mi manca... è l'unica amica che ho..." guardai lo zainetto che mi stava porgendo con timore e dubbiosa, incerta se prenderlo e forse per questo la mia mano tremò mentre mi trovavo ad allungarla verso di lui eppure quando lo feci non accadde nulla. Nemmeno quando misi lo zainetto in spalla.
    "Te l'ho detto... voglio che tu li porti via... dunque vai Pandia... vai e fa quello che devi" mi incitò prima che guardando Ezio dubbiosa e guardinga iniziammo ad allontanarci non prima di notare che Ezio si immobilizzò, ma non per sua volontà.
    Atlas aveva una mano alzata e con i suoi poteri lo teneva bloccato.
    "Ma cosa...?"
    "Ho detto che potevi andare... non che potevate..." disse quello con freddezza, mentre io mi voltavo per assicurarmi delle condizioni del mio compagno prima di rivolgermi ad Atlas.
    "Lasciaci andar via... lo hai detto tu, vuoi che prendiamo i Frutti... che li usiamo per liberare tua madre..."
    "Ho detto che voglio che TU lo faccia. Come Templare non ti considero mia nemica. Le Guerriere non lo sono per noi. Come Deviato accetto che nonostante tua sia un'Eterna questa volta i nostri scopi coincidono... ma lui è un'Assassino... lui è mio nemico!"
    Deglutì ben sapendo che attaccarlo voleva dire far saltare la missione oltre che morire. Non ero in grado di combattere Atlas ed in quel momento mi sentivo con le mani legate. Sentivo la voce di Toth in testa e i suoi insegnamenti, ma il cuore pulsava come un matto e mi teneva ferma sul posto. Non volevo abbandonare Ezio. Non volevo andare via senza lui.
    Gli occhi divennero così lucidi, una lacrima perfino sfuggì al mio controllo, quando con labbra tremanti dissi "M-Mi dispiace..." e poi voltando le spalle, stringere i denti, i pugni, gli occhi ed andarmene...
     
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