Present Day #2020: Abstergo

Season 5

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  1. Tharia
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    Quando ripresi i sensi non c’era un solo muscolo che non mi doleva, ma quelli erano dolori che conoscevo bene: i postumi di una sana scazzottata tra amici (più o meno!). Tuttavia, conoscevo bene anche il posto in cui sapevo sarei stato portato quando la guardia dal volto butterato – che io avevo soprannominato “Manganello facile” per la sua ovvia predilezione – aveva fatto calare con forza la sua arma sulla mia schiena. Amava farlo, tanto quanto amava farlo sul sottoscritto: parliamoci chiaro, non riscuotevo molta simpatia tra i “tutori della legge”. Ero una vera spina nel fianco per loro ed io adoravo dargli filo da torcere, fino a quando non ricorrevano al teaser… a quel punto bye bye mondo!
    E la storia si ripeteva. Non sapevo quante volte ero stato qui, in questo cubicolo di pochi metri quadrati degno dei peggiori film dell’orrore. Del genere Saw l’Enigmista per intenderci. Le pareti erano perfettamente lisce e bianche, i neon erano tanto forti da sembrare lame conficcate nei bulbi oculari, al centro della stanza drasticamente vuota c’ero io, seduto su una sedia di ferro ricoperta di cavi elettrici, legato per i polsi e le caviglie da spesse catene d’acciaio che tagliavano la pelle. Poi più nulla… in apparenza, oh, tranne due telecamere che coprivano la superficie della stanza senza punti ciechi.
    Tirai un po’ i legacci ma sapevo cosa sarebbe accaduto ancor prima di farlo. L’acciaio si strinse dolorosamente attorno alle ossa costringendomi a serrare la mascella… altro punto debole. La piccoletta ninja mi aveva rifilato un calcio rotante proprio lì! Ispirai ed espirai per contenere le reazioni naturali del mio corpo, in questo sì che me la cavavo bene.
    Per il resto... avevo fatto una scommessa con me stesso su chi sarebbe a breve entrato dalla porta invisibile. Non avevo molti dubbi in realtà, ma era divertente cercare di prevedere le mosse del mio avversario. Aveva sicuramente notato il mio risveglio, perciò non avrei dovuto attendere ancora molto!
    Neppure questa volta fui smentito e… avevo vinto la scommessa: Moira Winkler varcò la soglia e un sorriso furbo si disegnò immediatamente sulla mia bocca malandata. Oh, adesso sì che iniziava il vero divertimento. Ciò che era successo con i Grigi poteva definirsi una bazzecola in confronto a quanto sarebbe accaduto di lì a poco!
    La prima volta che avevo fatto “da cavia” per la piccola Winkler c’era stato anche suo padre, il Führer in persona. Ricordavo ancora ogni strumento che aveva usato e la lentezza adoperata per mostrare alla figlia il modo corretto. Dovevo però ammettere che lei aveva imparato in fretta, tanto che la seconda volta era arrivata da sola… e così la successiva e quella dopo ancora.
    Ci avevo messo del tempo per riprendermi dopo la seduta con il Kaiser, ma poi tutto era cambiato e non certo perché Moira fosse di buon cuore o ci andasse giù meno pesante. Eppure, chissà perché, quando mi si presentava l’occasione di un’epocale insubordinazione non me la lasciavo mai sfuggire… forse, e sottolineo forse, volevo ritrovarmi proprio qui, con lei.
    Probabilmente, c’era qualcosa di malato in tutto questo. Anzi, con certezza ciò che mi legava alla stronzetta era qualcosa di malato ma… chi ha mai detto che io ero sano di mente?
    “Oh, la Kaiserina mi fa l’onore di una sua visita, chissà perché non sono affatto sorpreso!” Iniziai subito a punzecchiarla, sfidandola con lo sguardo e un sorriso sghembo. Al diavolo se sentivo già dolore in ogni centimetro della faccia, ma non potevo esimermi dal fare la mia parte.
    “E tu non ti smentisci mai, Frye! Dici la verità, lo fai perché in fondo ti piace stare in mia compagnia!” mi rispose con tono falsamente conciliante, proprio quello che adoravo ascoltare nei nostri ormai famigerati “battibecchi”, potevo chiamarli così, vero?
    “In realtà, lo faccio SOLO perché spero che verrai a trovarmi, altrimenti che gusto ci sarebbe…” Non restai indietro, neppure quando iniziò a volteggiare lenta intorno alla sedia e con un comando vocale aprì uno sportello nella parete. Uno sportello ormai molto familiare, che conteneva una scaffale zeppo di strumenti davvero variegati… e non certo utili per fare un barbecue, sempre se non si teneva conto della mia carne come portata principale, s’intende.
    “Qual è il tuo desiderio di oggi? Mi sento particolarmente generoso…” Questo era un altro gioco che nel tempo era nato tra noi. Ogni volta che “mi faceva compagnia” esprimeva un desiderio – che mai aveva a che fare con fiori, cioccolatini e bracciali – ed io tentavo di esaudirlo. Se non ci riuscivo arrivava la punizione, nei rarissimi casi di successo venivo rilasciato meno pesto e molto prima rispetto agli standard. E anche qui, avevo il terrore di ammettere il perché i miei fallimenti fossero maggiori rispetto alle vittorie… ma non m’importava elucubrare su questi dettagli. Non adesso.
    Di una cosa ero certo, non era mai riuscita a estorcermi una sola informazione e questo “dettaglio” non sarebbe mai cambiato, nonostante tutto. Chissà che cosa ne pensava Moira al riguardo, ma di sicuro lo avrei scoperto molto presto, il gioco stava per iniziare!
     
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6 replies since 21/2/2020, 17:33   124 views
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