Present Day #2020: Abstergo

Season 5

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  1. The Bla¢k Wit¢h¸
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    Ciò che era successo ad Evie per forze di cose non era passato inosservato e ciò che aveva causato che avevo aspettato che venisse dimessa per avvicinarla. L'approccio di Altair con Jacob, scoperto il misfatto, era stato decisamente più rude e severo, come era suo solito fare. Nonostante non fosse il tipo di persona che amasse urlare o alzare i toni, era proprio il suo carattere serafico ed algido ad intimorire i suoi adepti quando ci aveva a che fare non proprio in modo amichevole.
    Nonostante fossimo tutti Assassini ognuno come Mentore aveva creato un proprio stile su come gestire la propria gilda ed i propri adepti. Il mio era basato sul dialogo.
    Era metà mattina e sostavo nel grande giardino della struttura, l'unico che permetteva a noi detenuti di stare all'aria aperta. Paradossalmente a guardarmi intorno non si sarebbe mai detto di quanto l'Abstergo fosse in realtà un fortino difficile da espugnare. Non esistevano muri di cinta, recinzioni, filo spinato o torrette di guardia. C'erano solo alcuni agente armati.
    Eravamo circa 600 detenuti. Alcuni erano Assassini fatti e finiti, persone che nel bene o nel male avevano abbracciato il Credo o lo conoscevano attraverso la loro famiglia e poi c'era a chi non gliene importava nulla ed apprezzava l'ambiente civilizzato. Molti di questi non avevano alcuna voglia di andarsene. Ormai completamente istituzionalizzati avevano più nell'Abstergo che nel mondo fuori. Un letto caldo, tre pasti al giorno, cure mediche gratuite. Erano per di più umani che di Ibridi, Devianti ed affini non conoscevano e non ne volevano saper nulla.
    Come ogni mattina mi trovavo in quel luogo per la mia passeggiata quotidiana. Il naso all'insù ed un sorriso alla mia Senu che mai mi aveva abbandonato. Non potevamo avere contatti, ma saperla vicina mi rincuorare. Camminavo lento sulla pista da jogging in terra battuta che sfiorava i bordi del campo e ne seguiva il confine, o "linea", come veniva comunemente chiamata. Superarla sarebbe stato facile. L'apparente mancanza di recinzioni era un invito a provarci, ma chi ci aveva provato era morto all'instante: campi invisibili elettrici. Ecco di cosa erano fatte le "mura invisibili".
    Nonostante ospiti una prigione, però la campagna era molto bella ed offriva panorami spettacolari. Ogni volta che camminavo e guardavo le colline in lontananza, dovevo lottare contro l'impulso di proseguire, di andare oltre a quella linea.
    Guardando Senu di fronte a me pensavo che a volte avrei voluto ci fosse una barriera, un muro di soliti mattoni altro tre metri, sormontato da spirali di luccicante e tagliente filo spinato, un muro che mi avrebbe impedito di guardare le colline e sognare la libertà. Quella era una prigione, maledizione!
    La tentazione era sempre presente, e per quanto io la combattessi cercando di dar adito alla ragione ed non all'impulsività di un atto sconsiderata, giorno dopo giorno diventata sempre più forte.
    “Sapevo che ti avrei trovato qui...” la voce gracchiante di Evie mi fece voltare ed immediatamente andarle incontro per sorreggerla. Era stata dimessa, ma doveva riposare. Sapevo che avrei voluto parlare, ma non avrei creduto che mi sarebbe venuta a cercare nel momento in cui avesse messo piedi fuori dall'infermeria.
    Con una mano sul fianco ed un braccio sulla spalla la invitai a sedersi sulla panchina vicina. L'ennesima terribile tortura. Una panchina affacciata sulla libertà. Sedendomi al suo fianco vedemmo Senu combattere contro la voglia di venirci incontro e dopo aver gracchiato un saluto volar via. Non immaginavo che avesse trovato Ares e che passasse il tempo, quando non era con me, con lei.
    La guardammo sparire in lontananza, oltre alla collina mentre il mio sguardo serio, ma preoccupato, preannunciava il confronto.
    "Voglio che mi dici filo e per segno quello che è successo Evie... Jake non è stato di molte parole con Altair e lui non ha la pazienza di invitarlo a spiegarsi. Ma tu mi conosci. Ti ascolterò, anche se... avrei preferito che tu fossi venuta da me prima..." aggiunsi con una lieve nota di rammarico. Era sottinteso che mi avesse deluso.
     
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