Present Day #2020: Imperial Palace

Season 5

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  1. Illiana
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    Le voci agitate mi raggiunsero ancora prima che aprissi la porta del laboratorio. Cosa non strana, considerando chi sapevo che avrei trovato nella stanza. La concordia e l'armonia non duravano mai a lungo quando ci ritrovavamo tutte insieme, ma se anche cercavo di mantenere una posizione abbastanza neutrale quando si scatenavano i conflitti – vuoi per colpa dell'atteggiamento irritante di mia sorella, vuoi per il temperamento fumino di Iuventas - in questo preciso frangente i loro battibecchi mi sembravano insensati e infantili, e contribuivano solo ad aumentare il nervosismo e l'insoddisfazione che regnavano nella mia vita.
    Il destino del nostro Imperatore era in mano loro, non c'era spazio per altro che non fosse liberarlo il prima possibile da quella prigione orribile!
    Con fatica avevo rassicurato l'Imperatrice sulle condizioni del suo consorte, e l'avevo convinta a rimanere insieme alle principesse, per riposarsi e riacquistare un minimo di serenità. Mi sarei occupata io di farle avere la notizia della liberazione del suo sposo.
    "Iuventas so tutto e se continuerete ad infrangere le regole presto lo saprà anche qualcun altro ed allora io non potrò più proteggervi..." Cerere.
    ”Devi smetterla! Non sei nostra madre, non devi proteggerci! Ognuno fa le sue scelte Cerere, tu fa quello che pensi sia più giusto, ma non chiedermi di non fare lo stesso!” Iuventas.
    Quando entrai, tutti le voci si zittirono, ma non per soggezione nei miei confronti, quanto più per la curiosità e l'attesa di quello che avrei fatto. Come dicevo, cercavo sempre di mediare quando i toni si alzavano: Cerere era mia sorella, ma Iuventas e Partenope erano Guerriere e compagne, l'affetto che mi legava a loro era saldo e fraterno.
    Solo che oggi ero troppo agitata per fare da paciere con chicchessia. E determinati argomenti avevano il potere di farmi scattare in reazioni indignate e furiose.
    ”Di che libertà stiamo parlando? Se ci sono dei vincoli e delle regole, è dovere di tutti rispettarli! Gli Imperatori hanno il compito di mantenere l'ordine e la sicurezza nell'Impero, e noi Guerriere dovremmo essere le prime ad avere a cuore che questo succeda! Non ci mette in buona luce, e se è per questo si potrebbe anche parlare di tradimento, aggirare per nostra comodità i divieti che non ci stanno bene, solo perché abbiamo idee diverse!
    ”Esatto!”
    Il tono esultante e gongolante di Cerere mi fece saltare gli ultimi barlumi di autocontrollo che cercavo di mantenere.
    ”Ce ne è anche per te, comunque! Sappi che il tuo gioco con il Gran Maestro può diventare molto pericoloso, e non lo dico solo perché sono preoccupata per te! Quell'uomo mi mette i brividi per la sua palese assenza di scrupoli. Ti guarda come un rapace fissa un topolino!”
    Mia sorella ridusse gli occhi a due fessure, ma non reagì al mio rimprovero. No, la conoscevo bene, non riteneva che avessi ragione. Solo, era sempre stato un nostro punto di forza quello di formare un fronte compatto davanti a tutti, anche alle nostre compagne, e quando avevamo qualcosa di cui lamentarci lo facevamo a quattrocchi, in privato. Rimproverandola in presenza di altri equivaleva a violare la nostra alleanza. Ma ero troppo adirata e avrei affrontato più tardi il problema, quando avessi avuto un controllo maggiore della mia lingua.
    Non avevo ancora finito di sfogare la mia amarezza, anche se la sua energia andava calmandosi: ”Comunque, come potete pensare ad altro che non al compito che ci è stato assegnato? L'Imperatrice è agitatissima, e tutto il popolo sta trattenendo il fiato al pensiero della sorte del nostro amato... Imperatore...”
    Mi avvicinai alla lastra che lo imprigionava. I suoi occhi magnetici forse non riuscivano a vederci, ma il suo sguardo era comunque fiducioso, saldo, senza ombre. La sua mano elegante poggiava sulla superficie. Chissà se aveva freddo, se stava bene, imprigionato e lontano dai suoi amati.
    Mi morsi un labbro, pensierosa. Lui era solo l'ultimo di un'infinita lista di uomini di cui mi ero incapricciata nel corso della mia vita, una decisione più sbagliata dell'altra. Uomini scelti apposta per essere irraggiungibili, o per costituire lo svago di una serata, al meglio di un breve periodo. Non riuscivo a stare senza l'idea di essere innamorata, ma al contempo mi tenevo ben distante da qualsiasi situazione potesse diventare troppo appiccicosa, troppo impegnativa emotivamente.
    Ero fatta così.
    O meglio, la ero diventata. Inutile dire quante ore avevo passato davanti allo specchio, a fissare crucciata quel segno sulla pelle. Lo avrei tirato via con le unghie, se non ne avessi ricavato solo uno sfregio ancora più orripilante.
    Sospirai pesantemente, perché mi sentissero anche le altre.
    ”A che punto siete? Avete capito cosa lo sta imprigionando?”
    Partenope intervenne con sollievo e buone intenzioni, come era suo carattere.
    ”Certo! Con lo strumento che stiamo ultimando porteremo lo stato di antlopia oltre lo zero assoluto... ohhh, lascia perdere!” Sorrise timidamente. ”Funzionerà, bastano solo alcuni ritocchi!” Dietro di lei, Iuventas annuiva vigorosamente.
    Poggiai con noncuranza la mia mano sulla superficie liscia, sopra a quella sua. Era uno stupido gesto romantico, da romanzi d'amore strappalacrime, ma io ero fatta così.
    ”Liberatelo, al più presto!”
     
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