Mirror Dimension (Auditore's Doom)

Earth Prime

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  1. The Bla¢k Wit¢h¸
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    Ad ogni singola Gilda dei Separatisti, che denaro e forze avevano donato all'Impero, dallo stesso il nulla avevano ricevuto. Sciocchi che con sogni di gloria avevano contribuito ad un colpo di stato che a nulla era servito. Giovanni Auditore li aveva traditi e nulla mi parve più familiare di quella situazione con una grande e sostanziale differenza: mio fratello.
    Al suo fianco avevamo lavoro per portarli al nostro fianco e quando ciò era successo, i molteplici studi che io e Petruccio avevamo portato avanti negli anni su un antico Ordine che un tempo, ben prima degli Jedi, avevano portato ordine e giustizia ogni dove, diedero i loro frutti. Era stato mio fratello a confidarmi che, negli anni di distanza, aveva saputo di questo Ordine -ormai dimenticato- da Altair ed affascinato aveva promesso di ricostruirlo. Era ammaliato dai loro valori di giustizia e virtù ed io lo fui altrettanto quando condivise con me le loro storie.
    Non molto tempo prima del nostro ultimo reclutamento avevamo trovato indizi che, attraverso una tortuosa caccia al tesoro, ci avevano portato a recuperare un'antica pergamena con uno strana filastrocca:
    "12 sono le Chiavi dell'antico Tempio
    come i Titani
    coloro che danno l'esempio
    e dell'Ordine si fanno Capitani
    Gli Eletti, leali e potenti,
    dagli Dei discendono
    del gran messaggio sono mittenti
    e con una sola voce dal tutto trascendono "

    Da delle coordinate poste sulla stessa eravamo giunti alla prima Chiave e successivamente a tutte le altre, venendo a conoscenza dell'origine Eterna di tale Ordine. Titani che avevano eletto Ibridi che dovevano fare le loro veci sul mondo, dominando come Dei... Chiavi che ancora oggi erano capaci di trovare i discendenti di tale Eletti e che a dire di Jordan sarebbero stati messi a capo delle Gilde. A loro sarebbe concesse la Terrigenesi e sempre e solo a loro un posto d'onore nella sala consiliare segreta. Alleati perfetti per lealtà ed abilità ed in effetti così fu.
    Nei lunghi anni passati ai loro anni amicizie ed alleanze si erano strette, avevamo visto le famiglie gli uni delle altre crescere ed anche alcuni amori erano nati. Tuttavia i nostri piani, precisi e calcolatori, si trovarono a fare i conti con la follia dell'Impero. Nulla di attento c'era nelle loro mosse tanto che il loro continuo desiderio di spezzare gli equilibri, di forzare la Forza e di volere più del concesso aveva fatto sì che il Cosmo iniziasse a collassare. Fu devastante scoprire, con certezza, che la nostra Dimensione stava morendo.
    "Sei certo Henry?" chiesi. Le mani incrociate sotto il mento e i gomiti ben piantati sul grande tavolo di legno massiccio intagliato con lo stemma Templare.
    Accanto a me Jordan che tanto aveva insistito per un tavolo tondo affinché nessuno potesse sentirsi superiore ad altri, nemmeno lui che di fatto era il nostro leader. La nostra guida.
    “In circostanze normali troverei offensiva la tua domanda, ma in questo caso mi duole accertare ciò che vi ho appena riferito..."
    Sospirai pesantemente e lo stesso fecero tutti gli altri che si guardarono tra loro apprensivi. Henry aveva capacità telepatiche di portata incredibile e se quello che aveva letto proveniva direttamente dalle profondità di Giovanni Auditore non c'era rischio di temere che fosse sbagliato.
    Voltandomi percepì la frustrazione di Petruccio. Era un pezzo di ghiaccio, apparentemente inflessibile ma dentro di lui ribolliva. Era la constatazione che per l'ennesima volta nostro padre aveva distrutto i nostri desideri e qualsiasi suo sforzo e tentativo era stato vano. Non avremmo avuto il tempo per trasformare quella realtà, per dar vita ad un sogno a cui anni lavoravamo.
    “Jordan credo che sia opportuno che tu dica qualcosa!" esclamò una Paula sempre fin troppo poco sensibile. Lei e suo marito Lawrence sedevano per quale strano motivo a quella tavola. Ottimi combattenti, ma pessimi strateghi. Parlavano sempre a sproposito e perdevano sempre un'occasione per stare zitti.
    Li fulminai con lo sguardo prima di prendere la parola.
    "Non c'è altro da dire... la seduta è tolta..."
    “Ma Milady..."
    "No Steven non aggiungere niente. Vi faremo sapere appena ci saremo consultati!"
    Tagliai corto. Alcuni di loro parlottavano ed altri se ne andarono a capo chino, tutti erano nervosi ed agitati. Tutti tranne Henry che, prima di andarsene, mi raggiunse. Il suo portamento algido faceva a gara con Jordan che in disparte era ancora seduto pensieroso sul suo scranno.
    “Sai benissimo qual è l'unica cosa da fare vero?"
    "Ovviamente solo che credo sarà difficile convincerlo!" esclamai senza nemmeno bisogno di voltarmi.
    Avevo uno strano feeling con quell'uomo, come lui con me. Credo che mi considerasse spietata e lucida al suo livello e per questo mi portava un rispetto diverso. Lui, a differenza degli altri, non mi temeva.
    "Gli altri non approveranno..."
    “Sarà fatto!" rispose unicamente. Si sbilanciò in un ghigno, il massimo che era solito concedere e si allontanò. Henry aveva letto nella mia mente ed aveva immediatamente concordato con me, se qualcuno dei nostri alleati avrebbe tentato di impedire a me e Jordan di fare il necessario lui si sarebbe occupato di toglierli dal nostro cammino.
    Con una mano sul cuore presi un respiro profondo e raggiungendo mio fratello gli poggiai le mani sulla spalle. Solo allora sembrò destarsi allungando una delle sue sulla mia.
    “Giovanni Auditore per l'ennesima volta è riuscito a distruggere ogni cosa..." pronunciò quelle parole con ira. Mi parve quasi di percepire la stanza gelare intorno a noi, mentre una leggera nebbiolina usciva dalle sue labbra e la sua pelle diveniva liscia e vitrea.
    "Non è detto o meglio..." mi corressi spostandomi di lato affinché mi guardasse in volto "... non è detto altrove. Dobbiamo guardare in faccia la realtà fratello e tu, meglio di me, sai che qui non c'era speranza, ma altrove sì..."
    Calcai con la voce su quella parola perchè lui sapeva benissimo di cosa parlavo. Henry non ci aveva riportato solo quell'informazione, ma anche qualcosa in più. Un mezzo che nostro padre aveva utilizzato per assicurarsi una via di fuga, una seconda possibilità per l'Impero. Certo quella notizia così importante non l'aveva condivisa con gli altri, ma lo aveva fatto mentalmente con me e Petruccio. Lo stesso che tornando normale mi guardò con occhi sbarrati.
    Scuoteva il capo, conosceva l'identità di ciò che gli stavo suggerendo come era consapevole fosse l'unica soluzione, ma per l'ennesima volta il suo cuore, fin troppo puro, lo frenava.
    "Non c'è altro modo e lo sai..."
    Lo dissi con estrema calma, mentre guardandolo alzarsi di scatto non potei che rimanere immobile a guardarlo affranta. Rovesciò una sedia ed urlò dallo sconforto, ma poi fece cadere le braccia lungo i fianchi e passandosi una mano tra i capelli mi guardò.
    “Lo odio! Lo odio con tutto il mio cuore Claudia!"
    "Lo so..." affranta mi alzai per raggiungerlo, odiavo vederlo così. Odiavo non poter far nulla per placare il suo dolore.
    “Oltre alla nostra famiglia è riuscito a distruggere anche questo mondo... ho lottato così tanto ed ora? Ora dobbiamo abbandonarlo. Tutto ciò che abbiamo costruito, i nostri alleati, il nostro ordine, la nostra casa!"
    Assentì ed avvicinandomi gli presi il volto tra le mani.
    "Fa male lo so, ma... non è tutto perduto. Henry ci ha dato conferma che esiste un mondo dall'altra parte... uno che possiamo raggiungere..." gli feci notare prendendolo per mano e voltandolo verso il grande specchio presente nella stanza.
    "Una dimensione speculare alla nostra. Pensaci forse lì i nostri fratelli sono ancora vivi... lì i Templari non sono più solo una leggenda... una Dimensione che rischia di essere distrutta da nostro padre e noi possiamo salvarla... è la Terra Promessa... dove i nostri sogni possono ancora germogliare!" dissi speranzosa specchiando i miei occhi nei suoi di ghiaccio. Ero alle sue spalle e vedevo nettamente un sorriso più sereno e deciso farsi largo sul suo viso granitico.
    Ero la sua roccia. Mi ero ripromessa di esserci sempre, di sorreggerlo e sospingerlo. Credevo in lui e nella sua visione e quando a volte se lo dimenticava io ero lì a ricordarglielo.
    Sorrisi di rimando e lo strinsi forte in un abbraccio dolce.
    "MAI ascoltami bene, MAI permetteremo ai nostri sogni di morire!"
     
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