Mirror Dimension (Auditore's Doom)

Earth Prime

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. The Bla¢k Wit¢h¸
        +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,702
    Reputation
    +1,399
    Location
    Mandalore

    Status
    :Claudia:
    Le parole di Giovanni non mi stupivano quanto il suo stile sempre scurrile e terribilmente osceno. Era risaputo la considerazione che mi avesse e probabilmente di ogni essere di sesso femminile. Avevo perso il conto delle donne con le quali aveva tradito mia madre e di come lei debole lo aveva permesso, come aveva permesso ogni tipo di abuso e sopruso sui suoi stessi figli. Grazia aveva voluto che io stesso le avevo tolto la vita per poterle dare un minimo di dignità a fronte della sua debolezza, ma non avevo provato lo stesso piacere e la stessa soddisfazione nel fare lo stesso con mio padre. Colui che adesso osservavo con sguardo vitreo, il capo piegato da un lato e i pugni stretti.
    Sentì le mani di Jordan sulle mie spalle ed il suo alito ghiacciato accarezzare la mia pelle fino a giungere alle mie orecchie con tono dolce e preoccupato <b>“Te ne prego sorella mia... non permettere che le sue parole ti entrino dentro... tu NON sei quello che dice... tu SEI di più... vali di più..."
    Fu fantastico come ogni volta le sue parole riuscivano a cambiarmi. Quando tornai a guardarlo infatti sorridevo serena e la mia mano accarezzò i suoi tratti duri, ma che nascondevano una dolcezza infinita.
    "Sei sempre così premuroso... dolce... gentile. Tu sei la mia purezza!" conclusi prima di intrecciare la mia mano con la sua ed insieme proseguire, nel caos della guerra, verso il nostro obbiettivo finale. Il tutto non prima di inginocchiarmi sul cadavere di quel verme e dopo avergli tolto l'anello che indossava infilarlo io stessa all'anulare di mio fratello.
    Con quello avrebbe potuto comandare i Monoliti, con quello avremmo potuto raggiungere la nostra meta finale e da lì iniziare una nuova vita. Ciò che non mi aspettai, tuttavia, una volta giunti nella stanza che custodiva le reliquie fu trovare Henry a terra ferito gravemente. Poco lontano da lui il cadavere del lacché di nostro padre.
    "Henry oh mio Dio... sei ferito..." esclamai notando l'ovvio, mentre inginocchiadomi di fronte a lui misi una mano sulla sua ferita che non smetteva di sgorgare sangue. La spada laser aveva causata una terribile emoraggia, una che nonostante tutto non gli faceva perdere la sua freddezza ed imperturbabilità.
    “La mia sopravvivenza non era prevista nel piano e questa ferita è troppo grave... Dovete andare, questa nave esploderà a momenti..." io non parlai, ma voltandomi verso mio fratello -in piedi dietro di me- lo guardai confusa. Ce ne saremmo davvero andati abbandonadolo? Era chiaro che avevamo previsti di abbandonare ogni nostro alleato, ma Henry era arrivato fin lì. La mia indecisione si fece maggiore quando sentì qualcosa scivolare sul mio dito, ove un tempo avevo la fede. Era l'anello di Alexios, gemello di quello di Giovanni, per usare i Monoliti.
    “Andate e riportate Ordine!" disse fiero, mentre lui e Jordan si scambiarono un cenno d'intesa. Mio fratello attivò il Monolite dello Spazio e poi porgendomi la mano mi invitò ad andare, cosa che feci solo dopo averlo obbligato ad aiutarmi a prendere Henry. Lui poteva non volerlo, ma io e Jordan eravamo sempre stati i primi a premiare la fedeltà tanto quanto punivano il contrario. Saremmo davvero venuti meno ai nostri principi?
    Quella domanda silenziosa splendette negli occhi di ghiaccio di Jordan che aiutandomi fece così che tutti e 3 raggiungemmo, indenni, la Dimensione Specchio.

    Ciò che avevamo trovato dall'altra parte ci aveva scombussolato quanto emozionato. Venivamo da un mondo iper tecnologico, ove viaggiare tra pianeti era normale quanto interagire con razze di ogni tipo e gilde che, a mo di clan, comandavano l'universo. Un unico Senato intergalattico comandava ed invece lì tutto era così piccolo. Ogni cosa sembrava ridotto al minimo.
    Non c'era una grande conoscenza dello spazio, ogni razza viveva sul suo pianeta e la Terra era un'isola felice. La tecnologia non era un granché ma il resto era bellissimo. Immense aree verdi incontaminate, animali e poi una ricchezza di culture, arte, letteratura, musica... maggiore alla nostra. La storia sembrava un'incredibile romanzo tanto che credevo che una vita intera non mi sarebbe bastata per conoscerla tutto... era maggior di quella che l'intero spazio da cui proveniva custodiva.
    Tuttavia i primi giorni non furono facili. Il Monolite ci aveva sputato fuori in un luogo desolato tra i boschi. Lì trovammo presto rifugio in un capanno abbandonato e a fatica ci prendemmo cura di Henry trovando aiuto nel medico del piccolo borgo vicino. Montereggioni si chiamava. Avevamo raccontato che eravamo turisti che durante una scampagnata nella natura erano stati attaccati da animali selvatici e questo era bastato affinché Henry venisse trasportato e ricoverato nell'ospedale di Firenze.
    Fu in ospedale che io e Jordan, come meri mendicanti e ladruncoli da quattro soldi, ci trovammo a rubare mangiare e vestiti mentre appuravano il da farsi. Usavamo la struttura come "casa" ben attenti che nessuno lo capisse.
    Andavamo spesso in città e la biblioteca era divenuta la nostra migliore amica, ci passavano giorni e notte e spesso rubavamo i libri portandoceli a "casa". Volevamo apprendere il maggior di cose possibili su quel luogo e la sua storia e due cose ci colpirono: la storia longeva dei Templari e la presenza di un famiglia Auditore nel Rinascimento italiano.
    Fu lì che ritrovammo i nomi della nostra famiglia, i nostri stessi nomi e capimmo che quella era la nostra versione speculare. Lì nostro padre, per ovvie ragioni, era stato un grand'uomo e per un attimo fui tremendamente gelosa della mia doppelganger e della vita che aveva avuto, meno della fine tragica di mio fratello. Nulla avevamo trovato di Ezio e Federico e questo un po' ci sconfortò. Erano vissuti così tanto tempo prima che non avremmo avuto modo di incontrarli, ma confidavo che almeno lì avevano avuto una vita ricca e bellissima.
    Questo portò me e Jordan a volerne sapere di più ed infiltrandoci in un gruppo di turisti visitammo Firenze sulle orme dei Medici. Ascoltammo con interesse e poi quasi con fare casuale, ma curioso, chiedemmo informazioni sugli Auditore. La guida non sapeva molto se non che era stata una famiglia borghese assai importante, che addirittura aveva avuto a che fare con i Medici e che probabilmente erano stati uccisi per questo perchè forse sapevano qualcosa sulla congiura dei Pazzi ed avrebbero potuto tentare di fermarla. Ci mostrò la casa che la famiglia aveva a Firenze, attualmente in vendita, e ci confidò che aveva anche una villa di delizia poco lontano nei pressi di San Gimignano.
    Tornati al nostro rifugio, passando ogni giorno a controllare come stesse Henry che via via migliorava, iniziammo dunque a studiare meglio la Congiura dei Pazzi e lì ci venne l'idea. Usando i nomi risalimmo ai discendenti ed una famiglia attirò la nostra attenzione: gli Uberti.
    L'ultimo discendente era senza eredi. Niente mogli. Fratelli o figli. Ma in compenso era schifosamente ed esageramente ricco. Avevamo appena trovato la nostra gallina dalle uova d'oro.
    Ci bastò scoprire dove abitasse, studiarne le abitudini, ed infine entrare in azione.
    Tornava a casa dall'ufficio ogni giorno alle 18. Si faceva la doccia. Accendeva la tv. Alle 19.30 cenava. Alle 20 la domestica lasciava la casa. Questo tutti i giorni tranne il venerdì che la domestica lasciava la casa alle 19 ed alle 19.30 arrivava il fattorino per portargli pizza. Quella era la nostra occasione che non mancammo di prendere.
    Fu facile per Jordan stordire il ragazzo, prenderne il posto, entrare in casa e sottomettere l'uomo per poi farmi entrare.
    Le minacce e i nostri poteri non ci misero molto a terrorizzarlo d'accettare di scrivere il falso testamento che gli dettammo, per poi ucciderlo senza remore subito dopo. Io mi occupai di dar fuoco alla casa e far sì che il testamento, per quanto bruciacchiato, sopravvivesse...
    Passarono due giorni prima che, da un cellulare che avevamo rubato ed il cui numero avevamo lasciato nella memoria del cellulare di Uberti, suonasse. Prefisso Firenze.
    Sorrisi guardando Jordan, mentre entrambi eravamo seduti accanto al letto di Henry ancora in coma, quando risposi: "Klar? Hvem snakker?"
    “Ehm... Hello, I'm Notary Giorgo di Stefano, I'm calling you from Florence. Italy. Speak Italian?"
    "Oh sì certo mi dica... mi perdoni ma sono stupita da questa chiamata..."
    “Lo immagino Signorina... Abbiamo trovato questo numero nel cellulare del mio cliente Marco Uberti... Mi risulta che siete suoi cugini dico bene? Jordan e Claudia Manhkent?"
    "Alla lontana, certo. Non ci sentiamo da anni... sa nostra madre ha sposato un norvegese e viviamo qui... da piccoli venivano in Italia ogni tanto a passare l'estate e ci siamo visti una volta o due, ma... perchè me lo chiede?"
    “Perchè mi spiace informarla che vostro cugino è morto..."
    "Oh mio Dio"
    “Le mie più sentite condoglianze. Tuttavia vostro cugino ha redatto una testamento, che custodiva nella sua casa, in cui vi ha inclusi come suo eredi universali. Vi devo dunque chiedere di raggiungere Firenze quanto prima!"
    "Ehm... sì... ok... io...io... avviserò mio fratello... mi può mandare a questo numero l'indirizzo del suo studio?"
    La mia voce tremava e singhiozzava, mentre salutando il notaio chiudevo la telefonata soddisfatta.
    “La migliore attrice di sempre..." la voce debole di Henry colse di sorpresa me e Jordan, lieti di vedere che si fosse svegliato.
    “Ti sei svegliato giusto in tempo... abbiamo molto lavoro da fare!"
     
    Top
    .
8 replies since 5/8/2020, 16:43   151 views
  Share  
.